È stata una estate accettabile, si spera per tutti, nonostante la pandemia da Covid, e c’è una gran voglia di moto. Abbiamo indossato la mascherina quando necessario ed ora arriva settembre con la ripresa di tutte le attività. Prima dello stacco estivo più deciso in cui piomba l’Italia ad Agosto, ci eravamo concessi una primizia che è venuta particolarmente bene, un giro in Abruzzo che in parte si era svolto sui tratturi della Transumanza. Ma ai primi di settembre come ormai da oltre dieci anni l’appuntamento è tra Liguria, Piemonte e Francia, alla Hard Alpitour. I “nostri” rispondono immediatamente nonostante la decisione di partecipare sia presa piuttosto velocemente, e si costituiscono due squadre, una da quattro e una da tre piloti, divisione puramente teorica perché poi la prassi è di stare tutti insieme per le 24 ore che normalmente servono per completare il percorso “Classic”. Si parte da Sanremo alle 13 del sabato del primo fine settimana di settembre e si arriva a Sestriere più o meno alla stessa ora della domenica. Alla presentazione della manifestazione e al briefing prima della partenza gli organizzatori della Hard Alpitour dedicano a In Moto con l’Africa ampio spazio, con i nostri filmati e le testimonianze del viaggio in Sierra Leone da cui è partito tutto, e questo ci gratifica molto. Partiamo tutti pimpanti quindi, Alfredo, Enrico, Giuseppe, Luigi, Marco, Michele, Ugo. La strada è lunga e non sempre scorrevole. Lo spirito è forte, ma come sappiamo fin dall’adolescenza la carne è debole, l’età avanza, sul ponte sventola bandiera bianca, così per non approfittare delle energie del gruppo che non so quante siano, prenoto per tempo un bel bungalow strategicamente a metà, a Becetto, dove normalmente ci si riposa un paio di ore in una sala dove si instaurano gare di russata in tutte le lingue europee e ci si distende per terra tra scarponi e caschi in una scena da girone dantesco, funzionale alla necessità di divincolarsi quando la sopportazione è al limite da cotanto fetore e frastuono enduristico per riguadagnare il freddo della notte alpina. Stavolta quindi russo e odori di stallatico almeno saranno più circoscritti, saranno solo i nostri e le invettive prima e dopo il risveglio posso essere personalizzate, nome e cognome, avi e discendenti. Certo che dormire se pur vestiti ma sopra un materasso invece che in terra aumenta di quel tanto il comfort che le due ore previste passano fin troppo in fretta e ripartire è un poco più doloroso. Ma la (mia) tabella di marcia è inesorabile e va rispettata. Più che altro ci sono due appuntamenti che costituiscono motivazioni fortissime: l’alba sulle Alpi vista dalle Alpi e la colazione a Pomaretto, prima di affrontare gli ultimi due tratti commoventi per bellezza e fascino, l’Assietta e i Monti della Luna. Arriviamo a Sestriere “abbastanza” tra i primi, non che questo costituisca un merito perché la mattinata molti la passano giustamente a guardare il panorama del mondo dall’Assietta e farsi le foto. Però a noi resta la solita appendice, fastidiosa se non la si prende col verso giusto (calma e culo di ferro) ovvero altri 300 km, poco meno, per tornare a Sanremo a recuperare veicoli e abiti civili. Quindi un bel gelato scendendo per il Piemonte, ancora il Col di Lana ma stavolta attraverso il tunnel, la Francia e finalmente la costa ligure. Se non ne facciamo quasi 1000 km, in genere 600 di fuoristrada, non siamo contenti. L’animo è leggero, il fisico meno ma c’è tanta gioia per l’ennesima “missione compiuta”. Chi viene il prossimo anno? Ci organizziamo con un ritorno direttamente dal Sestriere, promesso.

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